PER GRUPPI E SCUOLE
Visite guidate e attività laboratoriali in italiano, sloveno e inglese per le scuole secondarie e per gruppi organizzati.
PER SINGOLI E FAMIGLIE
Scarica la mappa e le istruzioni per visitare in autonomia le tappe di Topografie della memoria, collegandoti con smarphone e tablet ai totem multimediali.
Topografie della memoria
Il progetto
Un percorso a cielo aperto alla scoperta delle vicende che hanno segnato il confine italo-jugoslavo nella prima metà del ‘900. Una visita multimediale attraverso le storie, i luoghi pubblici e privati e le memorie delle diverse comunità che vissero lungo il confine.
Un itinerario, fisico e virtuale, composto da 10 tappe (6 a Gorizia e 4 a Nova Gorica) in cui sono collocati dei totem interattivi in ferro battuto. Attraverso i totem è possibile intraprendere un viaggio all’interno dei luoghi della memoria e delle memorie dei luoghi.
Ogni tappa del museo rappresenta uno spazio da scoprire e approfondire.
COS’È TOPOGRAFIE DELLA MEMORIA
LA MAPPA E LE ISTRUZIONI
LE TAPPE E I TOTEM INTERATTIVI
VISITE GUIDATE PER LE SCUOLE
GORIZIA – NOVA GORICA
Come nasce un confine?
Gorizia e Nova Gorica sono le città di confine per eccellenza.
Gorizia, abitata da italiani, sloveni, tedeschi, friulani è sempre stata laboratorio di confronto e convivenza tra culture, lingue ed etnie differenti.
Considerata la Nizza austriaco fino al 1914, a partire dal 1915 diventa uno degli obiettivi fondamentali per l’esercito italiano. Le memorie della Grande guerra la segnano profondamente, così come lascerà profonde ferite il ventennio fascista, che promuove pesanti misure per l’italianizzazione delle popolazioni slave. Dopo la liberazione Gorizia viene ufficialmente annessa alla Jugoslavia di Tito per 42 giorno, dopo i quali rimane sotto il controllo provvisorio del Governo militare alleato (1945-1947). Sono anni in cui il capoluogo isontino si trova ad essere conteso (insieme a Trieste) tra Italia e Jugoslavia.
“In Piazza Vittoria, quando è venuto il Duce a Gorizia, nel ’38, hanno fatto il raduno.
Tutta la gente si è riunita in Piazza Vittoria, era riordinata per file, diciamo così. Io sono andato anche, avevo sei anni, quando è venuto il Duce.
E gridavamo: “Duce! Duce!”. Si gridava, si era ragazzi e si gridava più che si poteva no? Si aveva entusiasmo quella volta …
E si aveva anche incoscienza da bambini …”.
«Perché noi sloveni abbiamo vissuto molte cose brutte sotto il fascismo, già prima della guerra quando bruciavano tutto quel che c’era di libri sloveni, non si doveva parlare in sloveno, da nessuna parte, e ciò era…
era già prima, e poi la persona ce l’ha già nel sangue di ribellarsi, no?
Non potevi parlare sloveno, non potevi… a casa parlavamo in sloveno, ma fuori non si poteva,
dappertutto c’era scritto ‘qui si parla solo italiano’!».
“Dapprima i tedeschi hanno occupato via Roma, quei palazzi che oggi… non so avevano gli uffici dentro,
là sono arrivati i tedeschi. I goriziani erano tutti impauriti, si diceva:
‘ci sono i tedeschi cosa succederà?’.
Ho lasciato a metà il lavoro in negozio e sono andata a casa. Hanno detto che i tedeschi sono già qui vicino a
Solkan (Salcano) e che non lasceranno più andare a casa, invece non è stato così…”.
«A qualcuno hanno tagliato proprio a metà la proprietà. Hanno tagliato a metà il cortile,
in via Rafut. La stalla ce l’avevano in Jugoslavia
e la casa in Italia.
I proprietari han detto: ‘Ma no!’…
Ma i soldati francesi: ‘E no! Di qua deve passare!’: erano intransigenti!
Perché gli italiani cercavano sempre di andare un po’ più in là… di spostar la linea. Ma sì! Almeno per accontentare più o meno
tutti quelli che erano sul confine, perché di là passava il confine…»