La famiglia degli Altavilla fu la principale protagonista delle vicende storiche della Sicilia nel XI e nel XII secolo. Costanza, ultima rimasta a poter generare un erede al trono, convolò a nozze con il figlio dell’imperatore Federico Barbarossa, Enrico VI. Nel 1191 a Roma Celestino III incoronò Enrico e Costanza imperatore e imperatrice.
Costanza, a differenza del marito, si mantenne lontana da un’ambizione dominatrice, ma usò tutta la sua diplomazia per difendere la sua terra e la sua gente. Il suo obiettivo, di un regno unico e saldo, si realizzò solo con la morte del marito quando riportò il figlio, futuro Federico II, in Sicilia, alla corte di Palermo e amministrò il suo regno fino alla morte prematura. Nel Medioevo la donna partecipava alla costruzione del potere e alla trasmissione dell’indivisibilità dei beni ereditari, accedendovi attraverso i ruoli familiari di moglie, madre e figlia.
Le imperatrici non sempre avevano un ruolo di subordinazione al re, ma anzi spesso potevano influenzarne le scelte, come per esempio accadde fra l’imperatrice Teodora e Giustiniano: l’imperatore infatti pur di prenderla in moglie cambiò le sue leggi. Poteva anche accadere, come nel caso di Costanza, che l’imperatrice governasse inseguendo i suoi soli obiettivi e riuscisse a creare un regno unito e forte.
(Eva Boaro, 3D)
INFOGRAFICA
di Eva Boaro, 3D
Costanza d’Altavilla nacque a Palermo il 2 novembre 1154, unica figlia di Ruggero II, fondatore del Regno di Sicilia, e di Beatrice di Rethel, giovane nobildonna francese che proveniva dalle ricche contrade della Champagne. Quando Costanza venne alla luce il padre era già morto da otto mesi, il 26 febbraio dello stesso anno, sul trono di Sicilia era salito il fratellastro Guglielmo I.
Costanza visse a Palermo fino al 1185 quando andò a Milano per sposare l’erede al trono degli imperatori
Svevi, Enrico VI, figlio di Federico I, il Barbarossa. Questo matrimonio fu stabilito in seguito a laboriose
trattative politiche tra la corte sveva e quella normanna: Costanza era infatti l’ultima rimasta della famiglia
degli Altavilla a poter generare un erede al trono.
Nel mentre, in Sicilia il regno di Guglielmo I non fu dei più felici poiché i baroni siciliani, non badavano alle regole che aveva fissato re Ruggero e che del regno avevano fatto la fortuna, gettando così il nuovo sovrano nel baratro dell’anarchia. L’arroganza dei baroni arrivò fino al punto di spodestare Guglielmo ,fortunatamente però il popolo corse in suo soccorso. Dopo la morte di Guglielmo I salì al trono suo figlio Guglielmo II, considerato uomo di pace interessato solo al bene dei propri sudditi.
Il 1189 e il 1190 furono anni di grande cambiamento infatti morirono rispettivamente Guglielmo II e Federico Barbarossa: a Enrico VI spettava ora l’Iimpero e a Costanza la Sicilia.
Enrico dopo essersi assicurato la pace in Germania, pose le sue attenzioni sul Regno dell’Italia Meridionale, pontile al centro del Mediterraneo tramite cui si poteva dominare il mondo. Il sovrano tedesco si riteneva infatti legittimo sovrano di Sicilia in quanto marito di Costanza d’Altavilla, erede disegnata dal re Guglielmo II.
In Sicilia però la nobiltà di corte, profondamente antitedesca , auspicava ad una soluzione interna che consentisse di garantire l’autonomia del regno e per questo elesse re il conte Tancredi di Lecce, cugino dello stesso re Guglielmo II e nipote illegittimo di Ruggero II.
Fu così che nel novembre del 1190 Enrico VI oltrepassò le Alpi alla guida di un potentissimo esercito, accompagnato dalla consorte per rivendicare il trono.
Il lunedì di Pasqua (15 aprile 1191) papa Celestino III, a Roma, in San Pietro, incoronò solennemente Enrico e Costanza imperatore e imperatrice. La successiva tappa fu Montecassino, la cui corte non si era mai mostrata ostile agli imperiali. I due poi proseguirono verso sud, ma furono costretti a fermarsi a Napoli, città in cui Tancredi aveva concentrato le sue milizie. I cittadini di Napoli non gli aprirono le porte ma anzi sbeffeggiarono i soldati tedeschi e i loro comandanti.; Enrico giurò allora che i napoletani avrebbero pagato col sangue l’oltraggio: iniziava così l’assedio della città che finì con il ritiro delle truppe tedesche nel 1191, dopo che queste furono decimate a causa di epidemie. I tedeschi tornarono così in Germania
Durante l’assedio Costanza fu accolta nella città di Salerno, dopo che i cittadini diedero la loro disponibilità ad ospitare l’imperatrice, per conquistare la benevolenza di Enrico. La situazione mutò quando cominciarono a diffondersi le voci dell’insuccesso dei tedeschi a Napoli e Costanza venne imprigionata.
L’imperatrice venne in seguito tratta in salvo dagli uomini di Tancredi e in un primo momento accolta a Messina. Da lì venne poi trasferita a Palermo con tutti gli onori che si dovevano ad una principessa reale.
Enrico giunto a conoscenza della situazione della moglie auspicava l’intervento del Papa affinché Costanza venisse liberata, Tancredi non si oppose a questa richiesta credendo che avrebbe avuto effetti positivi sullo sviluppo degli eventi, Costanza arrivò così a Roma da dove poi raggiunse la Germania.
Tancredi morì nel 1194. Nello stesso anno, il giorno di Natale, Enrico VI entrò a Palermo e venne incoronato re della Sicilia. Potè così annettere il regno al Sacro Romano Impero.
Il giorno successivo Costanza D’Altavilla diede alla luce a Jesi, nelle attuali Marche, l’erede al trono Federico II.
Per due anni Costanza resse il regno in assenza del marito, durante questi anni l’imperatrice tentò di ricostruire quella fiducia e quella fedeltà fra le classi dirigenti, in gran parte normanne, che il brutale comportamento del marito aveva fortemente compromesso,
Enrico tornò solo nella primavera del 1197 e nel maggio di quell’anno fu sventata una congiura contro di lui, organizzata, forse, dalla stessa Costanza. Da questi eventi passarono solo pochi mesi fino alla morte, per problemi di salute, di Enrico, avvenuta a Messina il 28 settembre 1197.
Dopo la morte del marito, Costanza comprese che affidarsi ai tedeschi, odiati per la loro arroganza, non solo non le avrebbe giovato ma addirittura poteva rivelarsi controproducente, scelse dunque di appoggiarsi ai membri superstiti della nobiltà normanna. Per ridimensionare i tedeschi la regina di rivolse alla Chiesa, la quale era sempre stata contraria che la stessa persona possedesse la corona imperiale e quella del Regno di Sicilia, come invece aveva imposto Enrico investendo il figlio Federico del titolo di Re dei Romani. Costanza decise quindi di rinunciare al titolo imperiale promesso al figlio e chiedere al Papa Innocenzo III di concedere l’investitura del regno a lei e al figlio, richiesta che il Papa accolse.
Poco prima di morire Costanza mise il fanciullo sotto la tutela del Papa, il quale al momento della morte della regina divenne reggente del regno per Federico, che allora aveva solo 4 anni. Costanza morì, quarantaquattrenne, il 27 novembre 1198 e fu sepolta nella cattedrale di Palermo, vicino al sarcofago del padre Ruggero II.