UNA COMUNITÀ IBRIDA
All’inizio del secolo a Gorizia si respira un clima di convivenza pacifica, in cui i rapporti tra le diverse componenti della popolazione – italiana, slovena, friulana e tedesca – non si configurano in maniera conflittuale, ma pacifica e collaborativa.
Certo, c’è la competizione politica che si lega, spesso, alla questione nazionale. Ci sono i partiti, le associazioni, i circoli culturali.
Ma c’è il rispetto e la consapevolezza di essere parte, tutti, della stessa comunità.
Una comunità ricca proprio perché ibrida.
Gorizia è stata per molto tempo un’area di frontiera, ben prima di diventare una città di confine.
Prima di diventare «la città divisa da una linea bianca».
Le frontiere son luoghi di transizione, di incontro. Sono aree fluide, mobili, che non circoscrivono specifici gruppi ma piuttosto li mettono in contatto reciproco.
Sono luoghi di connessione e contaminazione, dove si costruiscono relazioni dove, anche, ci si scontra.
Dove le identità si mettono in gioco, si contaminano, si ridefiniscono.
Storicamente le frontiere vengono ricordate come luoghi di conflitto, dimenticando spesso come esse siano innanzitutto spazi di conoscenza lungo (e dentro) i quali si verificano stimolanti convivenze tra lingue, culture, tradizioni differenti.
Piazza Grande / Travnik
IL CARATTERE DEI GORIZIANI
Il carattere dei goriziani, indipendentemente dalla lingua che parlavano era un carattere fatto di docilità fiduciosa, di austerità etica, di rispetto delle convenzioni, di amore per l’ordine nella cultura e nel vivere quotidiano e così via, con tutte le conseguenze anche limitanti che ne potevano derivare.
Il turbamento inevitabilmente prodotto dai movimenti risorgimentali e poi nazionalistici non scosse tanto profondamente questa civiltà, vissuta con una lineare correttezza che si affidava ad una visione unitaria ed equilibrata del mondo e della vita, secondo uno schema squisitamente mitteleuropeo.
Resterebbe da vedere come e quanto di quel tono e di quel clima, che fin dall’Ottocento riguardò tutti i goriziani, sia passato oltre i primi anni del Novecento e come si sia trasformato eventualmente o sostituito con forme di intolleranza e di violenza.
Sergio Tavano
Il Trgovski Dom
Stazione Transalpina
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
UNA FERITA PROFONDA
La Prima guerra mondiale è, per Gorizia, una ferita profonda.
Che non si rimarginerà mai.
Uno spartiacque, fra un prima e un dopo.
Una guerra che inizia nell’agosto del 1914, quando tanti goriziani, cittadini dell’Impero, prendono il treno e partono per il fronte, verso la Galizia, verso la Bosnia.
Il 9 agosto 1916 Gorizia viene presa dall’Italia.
Nell’ottobre 1917, dopo Caporetto, la città ritorna sotto il controllo austriaco.
Quattro giorni dopo lo sbarco dei bersaglieri a Trieste, avvenuto il 3 novembre 1918, i soldati italiani entrano nuovamente anche a Gorizia.